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Questa sezione è interamente dedicata ai migranti LGBTQ+, una categoria di soggetti doppiamente vulnerabili e della quale spesso non si parla o, quando lo si fa, si ricorre a stereotipi e pregiudizi che influenzano le procedure di accoglienza di questa categoria di migranti, ledendo il principio di rispetto della dignità di queste persone e dei loro diritti umani in generale.

LM Pride vuole essere una rubrica “a tutto tondo”, che si rivolge: ai migranti; agli operatori che con loro si interfacciano tutti i giorni; alla comunità LGBTQ+ occidentale – che spesso perpetua stereotipi legati all’ “esoticità” della provenienza di queste persone, di fatto non riconoscendole come facenti parte della propria cerchia e privandole così di una rete di sicurezza fondamentale – ed alla società civile in generale, perché le condizioni in cui sono costrette a vivere queste persone sono sconosciute ai più. E l’ignoranza è un ostacolo al progresso!

Bisogna quindi imparare a conoscere quali sono i vari e complessi problemi che i migranti appartenenti alla comunità LGBTQ+ sono costretti ad affrontare nel loro percorso – inteso sia come percorso migratorio che come percorso personale.

Doppio stigma

Come sottolineano i Queer Migration Studies – la disciplina di ricerca che sta studiando la tematica – uno dei problemi sociali più complessi che questi uomini e queste donne si trovano ad affrontare una volta arrivati in Europa, è quello che i ricercatori hanno definito come “doppio stigma”.

Tale definizione vuole enfatizzare il razzismo ed il pregiudizio “a doppia mandata” nei quali queste persone sono costrette a vivere.  

Da un lato, sono discriminati dalla società occidentale in quanto migranti. Oltre ad una società che ha fatto del razzismo istituzionalizzato un elemento fondante della collettività, è estremamente preoccupante che questo pregiudizio sia presente anche all’interno della comunità LGBTQ+ occidentale. La mancanza di “empatia” da parte dei suoi membri, infatti, fa sì che quando queste persone arrivano in Europa, siano spesso del tutto prive di una rete di protezione poiché non possono rivolgersi alla propria comunità di origine senza rischiare vessazioni o comportamenti ben peggiori.

Dall’altro lato poi, gli stessi sono discriminati in quanto persone LGBTQ+. A loro si applicano infatti, gli stessi stereotipi e pregiudizi che ancora vessano le persone LGBTQ+ di tutto il mondo.

Spesso cacciati dalle proprie comunità, costretti a subire torture e violenze a causa del loro orientamento sessuale durante il viaggio ed a volte uccisi solo per questo.

Una volta arrivati in Europa poi, sono vittima degli stessi stereotipi e della stessa ignoranza che ancora modellano l’approccio della società ai bisogni dei membri della comunità LGBTQ+, con l’aggravante che questi sono presenti anche in sede di esame della domanda. Sono centinaia, infatti, i casi di rigetto della richiesta di protezione internazionale sulla base dei risultati di procedure altamente omofobe e denigranti utilizzate per valutare i singoli casi. La conseguenza più drammatica di questo rigetto, è che i destinatari vengono espulsi e rimpatriati nel paese d’origine e quindi riportati nell’inferno dal quale scappano.

Istituzionalizzazione dell’eterosessualità

L’altra grande problematica che determina una differenza di trattamento ingiustificata – e quindi discriminante – nei confronti di questa categoria di migranti, è racchiusa nel concetto di istituzionalizzazione dell’eterosessualità che si riflette nell’intero impianto delle politiche migratorie, siano esse nazionali e/o internazionali.

La gestione del fenomeno migratorio infatti, è stata concepita da una società che considera l’eterosessualità una condizione “normale” e quindi, per estensione, i migranti che hanno diritto ad essere soccorsi sono – nell’immaginario del legislatore quantomeno – etero.

Uno degli esempi più lampanti di quanto il sistema sia “eteronormato” lo si vede nella definizione stessa di rifugiato contenuta nei vari trattati e mai riformata. Stando alla definizione infatti, una persona non può avere diritto allo status di rifugiato sulla base del solo orientamento sessuale. Questo approccio risulta essere intrinsecamente cieco: stando alle ultime statistiche aggiornate a luglio 2020, l’omosessualità è reato in 67 paesi al mondo, nonché in 5 giurisdizioni sub-nazionali.

Di questi 67, 43 condannano anche i rapporti omosessuali tra due donne oltre che quelli tra due uomini. In particolare, 5 nazioni attualmente puniscono i rapporti consensuali omosessuali con la pena di morte. Inoltre, la pena di morte è una pena possibile in altre 6 nazioni

Con uno scenario mondiale ancora così arretrato e con un’omofobia ben radicata, anche laddove l’omosessualità non sia più considerata reato, non si dovrebbe prescindere da applicare la stessa ratio che ha portato a riconoscere lo status di rifugiato a coloro che sono discriminati in base al genere e/o all’orientamento religioso.

La strada in tal senso, è ancora molto lunga ma il team di LM Pride si batterà per poter sensibilizzare la società civile e la comunità LGBTQ+ da un lato, così da poter realizzare una vera inclusione di questa categoria di migranti nel tessuto sociale ospitante.

Dall’altro lato, ci si propone di dialogare con le istituzioni, costruendo un network di realtà “dal basso” così da presentare proposte di miglioramento che abbiano un impatto positivo e concreto nella vita quotidiana di questi migranti.

In questa sezione di LM Pride sono pubblicati approfondimenti normativi sia sulla legislazione – nazionale, europea ed internazionale – attualmente applicata ai migranti LGBTQ+, sia sulle modifiche legislative che dovrebbero essere apportare per rendere il diritto dell’immigrazione effettivamente rispettoso dei bisogni di ciascun individuo. 

In questa sezione di LM Pride sono pubblicati approfondimenti relativi alle condizioni in cui vivono i membri della comunità LGBTQ+ di un determinato paese di origine. Si mettono così in luce i vari push factors – i fattori che spingono un individuo a migrare – e le vessazioni che queste persone sono costrette a subire, sia nei paesi di origine che in quelli di transito.

In questa sezione di LM Pride sono pubblicati approfondimenti relativi alle varie forme artistiche di espressione dei migranti membri della comunità LGBTQ+. Qui sono contenute anche le interviste ad esperti di questo particolare settore delle politiche migratorie – con i quali andiamo ad approfondire aspetti e/o tematiche specifici – e quelle ai migranti LGBTQ+ – che ci raccontano la loro esperienza migratoria ed il loro percorso di integrazione